L’intervento dell”onorevole Marco Campomenosi, capodelegazione della Lega al Parlamento Europeo di Bruxelles, sul tema dello European Port Strategy
L’European Port Strategy è un testo di iniziativa legislativa del Parlamento Europeo, discusso in Commissione Trasporti, sul ruolo cruciale dei porti Europei per la nostra economia e per l’autonomia geopolitica del continente. I porti sono interfacce di accesso al mondo, sono moltiplicatori di valore e hanno il merito, oltreché l’onere, di fornire al nostro sistema industriale quella proiezione sul mercato internazionale di cui abbiamo bisogno.
A seguito degli eventi degli ultimi anni, l’Unione Europea ha espresso il desiderio di avere una maggiore autonomia in determinati settori strategici, ma finora i risultati per rispondere al protagonismo della Cina nel settore marittimo sono stati scarsi. Rafforzare la sicurezza e la resilienza delle infrastrutture marittime e delle catene del valore è ormai una priorità per assicurare il flusso dei beni primari e materie prime al nostro tessuto socio-economico, così come la possibilità di diversificare gli approvvigionamenti qualora si presentino minacce o fenomeni inaspettati come guerre o pandemie. Inoltre, i porti europei spesso si trovano a competere con porti di Paesi Terzi, i quali, in termini di investimenti, costo del lavoro, regole ambientali e rispetto degli standard internazionali hanno una posizione molto più competitiva.
Queste sono le premesse su cui si è basato il Parlamento Europeo nell’elaborare il documento sulla strategia europea dei porti. Il testo legislativo propone di continuare a monitorare l’influenza di Paesi extra-Ue all’interno dei porti europei, considerando che una diffusione incontrollata di investimenti stranieri rappresenterebbe una minaccia per l’unità e la solidità dell’Europa e dei suoi porti. Difatti, certi investimenti provenienti da realtà industriali gestite direttamente o indirettamente da un Paese terzo rappresentano un potenziale pericolo per la sicurezza dei singoli nodi portuali e del network nella sua interezza. Per evitare ciò, è importante aumentare la cooperazione europea per il monitoraggio e l’analisi di questi investimenti, soprattutto quando si tratta delle cosiddette “infrastrutture critiche”: cioè infrastrutture in grado di sostenere o danneggiare la sicurezza stessa di uno Stato.
La sicurezza delle nostre infrastrutture portuali è tra i principali temi affrontati dal testo elaborato in Commissione Trasporti. Alcuni esempi che riguardano questo aspetto critico sono ad esempio l’uso improprio dei nodi portuali da parte di organizzazioni criminali per il traffico di sostanze illecite, e questo ha conseguenze dirette non soltanto sulla sicurezza dei porti, ma anche delle città adiacenti ad essi e sulla qualità della vita dei cittadini.
Molta attenzione è stata dedicata anche alla già citata competitività dei nodi portuali: rafforzare la posizione dei porti europei sul mercato e migliorarne la competitività a livello globale è cruciale per limitare l’influenza straniera sulla nostra economia. La politica europea non deve sottovalutare questa tematica, poiché è vitale rimanere competitivi in futuro e lavorare per ottenere un sistema di investimenti più stabile e controllato, sia nell’ambito pubblico che privato. Sotto questo punto di vista, le politiche europee non devono essere controproducenti come talvolta accade: penso alla tassa sulle emissioni di CO2 per il trasporto marittimo che, sebbene condivisibile in linea di principio, è stata istituita in modo tale da avvantaggiare i porti nordafricani a discapito dei nostri.
Da Genovese e appassionato delle politiche del mare, il mio impegno su questi temi è totale e credo che il documento sullo sviluppo di una strategia europea dei porti, a cui ho contribuito, sia un primo passo in avanti verso una discussione che, in Europa, manca da troppo tempo.